La “Filosofia per bambini” (“Philosophy for Children“, anche indicata come “P4C”) rientra nel variegato ambito delle pratiche filosofiche, ossia quell’insieme di prospettive e metodologie filosofiche con indirizzo pratico.
In generale, ci si riferisce alla “Filosofia per bambini” quando si utilizza la metodologia del dialogo filosofico ideata da Lipmann per stimolare i bambini a riflettere su contenuti filosofici, mentre con “Filosofia con bambini” si intendono pratiche diverse che hanno come obiettivo quello di far acquisire un habitus di razionalità filosofica che permetta al bambino di porsi in modo critico e creativo nei confronti del mondo e della conoscenza.
Le metodologie che informano la “Filosofia per bambini” sono le più varie, così come le correnti che se ne fanno interpreti. La più nota, la “Philosophy for Children” che si ispira a Matthew Lipman, è soltanto un tipo di approccio, a cui si affiancano metodologie proposte da altri pensatori ed enti.
L’elemento comune è la modalità dialogica, suggerita da Lipman e ripresa in modo diverso negli altri approcci: fare filosofia con bambini non significa trasmettere conoscenze o anticipare il tradizionale insegnamento filosofico ma condurre un’attività in cui la classe o il gruppo diventa una “comunità di ricerca”. La domanda, invece che la risposta e la soluzione, è il compito esistenziale. Il ruolo del docente è quello del facilitatore che garantisce il rispetto e la pertinenza delle domande, come il Socrate dei dialoghi platonici.
La finalità ultima è quella di creare una “comunità di ricerca” che coopera e interagisce per il raggiungimento di conoscenze e abilità, superando il conflitto e condividendo i risultati. Alla promozione della capacità di astrazione e dello “strumento” della domanda, si affianca quindi anche l’incoraggiamento nei bambini a un approccio non violento al dialogo e l’invito a trasporre l’attitudine critica anche nella vita quotidiana.
La posizione preminente assegnata all’elemento intersoggettivo è orientata verso (ed ispirata da) un modello che può essere sintetizzato nel concetto di “educazione democratica”, che fonde la centralità accordata allo sviluppo del pensiero con la sensibilità al valore della responsabilità. Democrazia declinata anche come esplorazione profonda ed interlocutoria del conflitto, invece di un suo superficiale insabbiamento o risoluzione d’autorità.